martedì 2 aprile 2024

Dolore, piacere, bene e male

 L'ESPERIENZA DEL DOLORE E DEL PIACERE ALL'ORIGINE DELLA FORMAZIONE DEI CONCETTI DI BENE E DI MALE

Osservando ciò che accade a me e intorno a me rilevo quanto segue.

A)

Ogni soggetto umano, nello stesso momento in cui comincia a pensare “io” comincia anche a "sentire" a "provare sensazioni". 

B)

Le sensazioni gli si presentano come ben distinguibili in due specie tra loro "antagoniste": 

-sensazioni di DOLORE (sofferenza, patimento, malessere); 

-sensazioni di PIACERE (godimento, gioia, benessere).

Dolore e piacere appaiono costituire la base, il punto di partenza di due spinte o “impulsi naturali" tra loro opposti: 

- il dolore, impulso a rifiutare, a respingere, a fuggire; 

- il piacere, l'impulso ad avvicinarsi, a raggiungere, a ottenere.

- la previsione e l'aspettativa del dolore costituisce quella sensazione che chiamiamo PAURA;

- la previsione e l'aspettativa del piacere costituisce la sensazione che chiamiamo DESIDERIO.

- il dolore si mostra come la sensazione "prevalente" e "predominante" nella vita: perché appare come un fenomeno "necessario" " e "spontaneo" ossia un fenomeno che si verifica inevitabilmente fin dalla nascita e permane senza che sia necessaria nessuna attività per ottenerlo. Il dolore è la sensazione che determina gli impulsi più forti e più difficilmente "resistibili" (e tanto più forti quanto più è il dolore è più intenso).

- Il piacere al contrario appare come sensazione "eventuale", "precaria", "problematica": difficile da raggiungere e ancor più difficile da conservare; sempre in pericolo, sempre minacciata da fonti di dolore. Raggiungibile, in ogni caso, a seguito di un'attività che comporta in se stessa una "quantità" più o meno intensa di "fatica", quindi di dolore. Una sensazione destinata in ogni caso ad esaurirsi in un periodo di tempo necessariamente "breve".

C)

Passati pochissimi anni dalla sua nascita, ogni uomo, si trova, senza aver svolto nessuna attività di studio o di ricerca, di fronte alla scoperta di una "verità" che non può non essere definita particolarmente "dolorosa". 

A partire dai quattro anni un uomo scopre che la vita di tutti gli esseri viventi ha una durata limitata, una fine inevitabile.

È facile vedere che questo pensiero provoca un dolore "speciale". Che ha la proprietà di insinuarsi, in tutti i momenti della vita umana quindi anche in quei momenti in cui gli uomini provano quei brevi piaceri della vita che possono essere giudicati come i più onesti, i più elevati e più meritati. In parole povere, questa specie di dolore ha la capacità di “guastare” ogni piacere degli esseri umani.

Le "sensazioni" di dolore e piacere, appaiono contenere in se stesse una "nozione" o "concezione" di MALE e di BENE.

Ogni essere umano si "rappresenta" la vita come "un movimento" "naturalmente orientato" a fuggire e a ridurre il dolore e a raggiungere e ad accrescere il piacere.

D)

La rappresentazione sopra descritta contiene in se stessa, e pone di per se stessa, un vero e proprio CRITERIO DI GIUDIZIO vale a dire un concetto in riferimento al quale è possibile distinguere una fra BENE e MALE.

Nel momento in cui si pensa: "l'ordine naturale delle cose" porta l'essere vivente a fuggire il dolore e a cercare il piacere si pensa necessariamente: "fuggire il dolore e cercare il piacere" è un VIVERE CONFORME all'ordine naturale. Così pensando si giudica “valido” “giusto”, quindi BUONO un qualsiasi fatto o atto che abbia come proprio "scopo" o "fine" e, come proprio "effetto" il raggiungimento o l'accrescimento della quantità o della durata del piacere o la riduzione della quantità e della durata del dolore.

Quindi a dopo avere fatto l’esperienza del dolore e piacere si forma nella mente di ogni pensante il "primo criterio" di distinzione del bene dal male. 

E)

Se potessimo pensare ad un piacere "puro" (nel senso che non produce e non potrà assolutamente produrre nessun dolore né per il soggetto che lo prova né per altri che abbiano una qualsiasi relazione con lui) noi non distingueremmo il concetto di PIACERE dal concetto di BENE. Allo stesso modo, se potessimo pensare ad un male "puro" (nel senso che produce soltanto dolore per chi lo prova e per altri soggetti) noi non distingueremmo il concetto di DOLORE da quello di MALE. 

Piacere e il dolore non si presentano mai come sensazioni "in se stesse" o "pure" vale a dire come sensazioni "isolate": a) dal loro reciproco e inevitabile alternarsi nel tempo durante lo svolgersi della vita di ciascun soggetto; b) dagli effetti diversi, anch'essi variabili nel tempo (ora dolorosi ora piacevoli), che per ciascun soggetto si producono a causa dello svolgersi delle sue "relazioni" con altri soggetti con i quali si trovi a vivere insieme (a convivere) occasionalmente o stabilmente.

In sintesi, piacere e dolore appaiono legati e intrecciati tra loro "indissolubilmente" sia nella vita di ciascun individuo sia nei rapporti interindividuali e mostrano comunque un andamento "variabile" determinato dal passare del tempo.

F)

Il dolore è spesso il segnale di un BISOGNO FISIOLOGICO. Più precisamente, il dolore è il mezzo mediante il quale l'organismo "segnala a se stesso" che qualcosa manca o non funziona nello svolgimento delle sue funzioni vitali. E segnala con ciò che è necessario agire, per evitare un danno e per ristabilire condizioni di efficienza. Ad esempio la fame, sensazione dolorosa, segnala all'organismo il bisogno di nutrimento e la necessità di agire per ottenerlo; la sensazione di freddo segnala la necessità di proteggere l'organismo da una temperatura dannosa e di agire per ottenere il calore necessario, e così via. 

In linea di massima, ed entro certi limiti determinati dalle leggi della natura:

- il dolore cresce, si fa più intenso, quanto più aumentano le "difficoltà" di funzionamento dell'organismo.

- il piacere si manifesta invece come segnale del fatto che un bisogno è in corso di soddisfacimento o del fatto che l'organismo nel suo insieme è in buone condizioni di efficienza.

L'intensità del piacere appare decrescente in relazione al crescere del soddisfacimento di un bisogno. Ad esempio il piacere di mangiare è tanto più intenso quanto più intensa è la sensazione della fame e decresce fino ad annullarsi a mano a mano che aumenta l'assunzione della quantità di cibo necessaria per soddisfare il bisogno. L'assunzione di una quantità di cibo superiore alle necessità fisiologiche produce "nausea", cioè "una sensazione di dolore", la quale segnala, come si è appena detto, una condizione di cattivo funzionamento dell'organismo. 

G)

Vi sono molti casi nei quali è possibile riscontrare che l'andamento "soggettivo" delle sensazioni di piacere e di dolore non segnala "fedelmente" le condizioni "oggettive" dei bisogni fisiologici. Alcuni fatti possono produrre piacere per un breve periodo di tempo, ma possono essere causa di un dolore successivo per un periodo di tempo assai più lungo. Altri fatti invece producono una certa quantità di dolore per un determinato periodo, ma sono una fonte di piacere per un periodo assai più lungo. 

Possiamo pensare come esempi di tali fatti rispettivamente: 

- l'assunzione di alcol o di droghe producono un piacere temporaneo, ma anche una menomazione delle condizioni di salute e quindi sono una fonte di dolore di lunga durata; 

- lo svolgimento di un qualsiasi "lavoro" o "studio" o "addestramento" è faticoso, e quindi doloroso, per un tempo più o meno lungo, ma risulta un mezzo efficace per raggiungere condizioni di più facile soddisfacimento di bisogni, quindi di piacere duraturo.

Quindi ogni soggetto pensante si forma una rappresentazione o "concetto" di BENE come distinto dal concetto di PIACERE e, rispettivamente, del concetto di MALE come distinto dal concetto di DOLORE. Viene infatti pensato come BENE o come MALE qualsiasi fatto (non importa se piacevole o doloroso) che conduca a una condizione o situazione di PIACERE o rispettivamente di DOLORE DURATURO O STABILE.

In particolare rileveremo che viene comunemente giudicato e denominato: 

I) PIACERE APPARENTE, e in definitiva, MALE il piacere di breve durata che comporti un successivo dolore di lunga durata;

II) MALE APPARENTE, e in definitiva BENE, il dolore che comporti un successivo piacere di lunga durata (o comunque di durata o intensità superiore al dolore);

I risultati delle osservazioni sopra esposte sembrano dunque confermare:

- che i concetti di piacere e di dolore sono veramente all'origine dei concetti di male e di bene. 

- che il dolore può essere giudicato come bene solo nei casi in cui costituisca "un mezzo" per procurare un successivo piacere; 

- che bene e male sono comunque concetti indissolubilmente legati allo svolgersi delle "funzioni vitali", al vivere e al "sentirsi in vita" di un organismo vivente. 

 

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