lunedì 22 novembre 2021

L'indovinello di Socrate

Un giorno, Socrate, mentre stava discutendo nella piazza di Atene, pronunciò la frase che lo rese giustamente famoso: “So una cosa sola: che non so nulla”.

Tutti i presenti esprimevano apprezzamento per la sua saggezza e cercavano di trarne insegnamenti: è bene essere consapevoli che è difficile poter dire di sapere veramente qualcosa; non bisogna pensare che possedere tante nozioni significhi conoscere la verità; presumere di sapere è stolto; e via dicendo.

Ma un malizioso sofista, un certo K. si fece avanti con tono di sfida: “Il tuo discorso, Socrate, non sta in piedi. Come puoi dire che non sai nulla dopo aver detto che sai una cosa sola? O non sai nulla e allora non sai proprio nulla di nulla, oppure sai una cosa sola e allora non puoi più dire di non sapere nulla”.

La cordiale antipatia reciproca fra Socrate e i sofisti era nota ai presenti e tutti si aspettavano da parte del filosofo una risposta per le rime.

Ma il buon Socrate invece rispose umilmente: “Ti ringrazio, mio caro amico, perché mi hai posto un problema che io non so risolvere. Tu dici bene, io sono caduto in contraddizione e, quel che è peggio, non so come uscirne. Se vi è qualcosa su cui non posso non essere d'accordo con te è proprio questa: chi è in contraddizione è certamente in errore. Ma ora permettimi di farti una domanda. Pensi tu che su questa stessa cosa qualcuno possa non essere d'accordo con noi due?”

“Certo che no - rispose K. - su questa cosa tutti devono essere d'accordo”

“Proprio tutti?” insisté Socrate.

“Tutti, certamente, in ogni luogo e in ogni tempo” disse K.

Socrate: “Ma se qualcuno dicesse che si può essere nel giusto anche contraddicendosi?”

“Sarebbe evidente che quello non ci sta con la testa”

“Ti confermo che sono d'accordo - disse Socrate -. Ora però vorrei chiedere a te che sei esperto di molte materie: dove, come e quando pensi tu che tutti imparino questa cosa di cui parliamo?”

K: “Per Giove, Socrate, non vedi tu che perfino i bambini che non hanno ancora imparato a parlare la sanno?”

Socrate: “Bene. Se questa cosa la sappiamo tutti anche senza doverla imparare, mi viene da pensare che la sappiamo anche se non sappiamo di saperla. Lo dimostra il fatto che io stesso ho scoperto solo adesso, dopo aver parlato con te, che la sapevo, ma in ogni caso l'avrei saputa anche senza sapere di saperla. E come me tutti. Ti pare giusta questa opinione?”

K. “Lo è senza dubbio”.

Socrate: “Ma allora, mio buon K., questa cosa che sappiamo sempre tutti, anche se non sappiamo di saperla, la dobbiamo pensare come una cosa che sappiamo o come una cosa che non sappiamo?”

Il sofista capì che il bonario Socrate era più astuto di quanto non sembrasse e che lo aveva messo con le spalle al muro. Se avesse risposto infatti sarebbe stato costretto a dire che quella cosa “si sa e non si sa nello stesso tempo”, e perciò sarebbe stato costretto a contraddirsi. Tentò quindi di salvarsi così: “Socrate -disse- tu sei bravo a fare domande, ma la tua è una posizione troppo comoda. Perché non rispondi tu stesso a questa tua domanda”?

E, girati i tacchi, se ne andò scornato, non senza aver udito l'ultima battuta di Socrate: “Io faccio solo domande perché so di non sapere nulla”.

Consegna del gioco: Evidenziare “gli errori” contenuti sia nel discorso di Socrate sia nel discorso di K.

L' autore del brano sopra riportato è convinto che qualsiasi persona è in grado di trovare valide risposte all’indovinello. N.B. Qualsiasi persona, qualunque sia la sua visione del mondo, la sua preparazione culturale la sua condizione personale o sociale, pensando da sola,  utilizzando esclusivamente le sue risorse intellettive.

L'articolo sopra riportato è uno stralcio dell'introduzione del libro "Pensiero del limite e limite del pensiero". Un "gioco mentale" alla portata di tutti che si svolge attorno ai

pensieri per mezzo dei quali si formano tutti i pensieri.

Un gioco che risulterà più o meno divertente, ma che mi permetto di consigliare perché, come chiunque potrà constatare di persona, può rivelarsi molto utile. In esso infatti ognuno potrà scoprire

la chiave di molti giochi:

del pensare,

del dire

e del vivere.

🙃👋

Giorgio Pizzol Pensiero del limite e limite del pensiero, 1998 – Treviso Alfa Beta Edizioni

 

 

lunedì 15 novembre 2021

Sant'Alberto Magno (1200-1280)

"Naturaliter de naturalibus“Per comprendere ciò che è naturale dobbiamo usare mezzi naturali”


Sant’Alberto Magno  
Affresco di Tommaso Da Modena, Chiesa di San Nicolò, Treviso 


Oggi 15 novembre, giorno in cui la Chiesa celebra Sant’Alberto Magno, oso presentare questi appunti inesperti e del tutto discutibili, improvvisati “naturaliter” nel 1959, dopo aver riflettuto sul motto su riportato di questo gigante del pensiero filosofico e religioso.

 

Naturaliter de naturalibus è uno di quei discorsi che con pochissime parole dicono davvero tante cose (multa paucis).

Gli insegnamenti che si possono trarre da questo discorso di Alberto di Colonia sono, a sommesso parere di chi scrive, i seguenti.

Dobbiamo tenere sempre ben distinte “due realtà”:

  1. la realtà naturale: la realtà di questo mondo visibile e percepibile con gli organi di senso;
  2. la realtà soprannaturale: la realtà spirituale, la realtà di Dio e dell’anima.

Stabilita questa netta distinzione l’Autore ci invita a procedere nella ricerca della conoscenza delle cose naturali con mezzi naturali.

Egli intende dire, io credo, che possiamo conoscere la “verità” intorno alle cose e ai fatti di “questo mondo” utilizzando esclusivamente: a) i sensi, l’esperienza sensoriale, la sperimentazione; b) la ragione umana “naturale”.

Più precisamente, dobbiamo cercare di conoscere la verità intorno ai fatti naturali: sperimentando, e ragionando su ciò che risulta dall’esperienza.

Credo che si possa dire che Alberto di Colonia con questa semplicissima frase ha posto le basi del metodo scientifico. Metodo che in seguito sarà ulteriormente definito e precisato da altri pensatori e scienziati, tra i quali Galileo Galilei.

il Nostro autore impartisce a tutti (anche a se stesso) questo severo ammonimento. Dobbiamo fondare la ricerca del vero intorno alle cose della natura soltanto su esperienze-ragionate: che siano state effettivamente svolte e che tutti possano svolgere; (e mai su argomenti tratti da altre fonti che non siano ragione ed esperienza e mai comunque dalla fede nel soprannaturale).

Possiamo ora osservare che il discorso in esame reca un contributo di enorme portata alla soluzione del problema del rapporto fra ragione e fede, problema che, come è noto, è stato fonte di grandi conflitti, spesso cruenti, non solo nell’epoca del nostro Autore.

Alberto di Colonia, meriterebbe di essere chiamato “magno” (grande) solo per il fatto ci ha offerto l’insegnamento di cui parliamo. Infatti chiunque decida di riflettere soltanto sul senso della frase in esame, comprende che il conflitto fra ragione e fede non solo è evitabile ma, a ben guardare, non ha nessun motivo di esistere.

Come abbiamo già osservato infatti, Alberto afferma che la ragione è pienamente legittimata ad indagare, libera da qualsiasi vincolo dell’autorità religiosa, intorno alla realtà “naturale”. Ma questa legittimazione della ragione non reca nessun pregiudizio all’autorità della Chiesa; alla quale soltanto spetta il compito di guidare gli uomini nella ricerca intorno alle verità della fede. Quindi nessun conflitto. Anzi proprio la separazione degli ambiti nella ricerca del vero può dar valore sia alla ragione sia alla fede. E può anche consentire alla ragione di essere di aiuto alla fede; e alla fede di essere di aiuto alla ragione.

Infatti la ragione progredendo nella conoscenza di questo mondo naturale accresce la capacità degli esseri umani di sviluppare la propria coscienza. E l’acquisizione di una coscienza più viva e più chiara non può che accrescere in ogni uomo la capacità di comprendere più pienamente il senso delle verità della fede.

(Fine degli appunti 1959)

 

Nota a margine.

Se fosse stato seguito l’insegnamento di Sant’Alberto si sarebbero evitati grandi errori e grandi sofferenze all’umanità e a singoli uomini. Un esempio per tutti. Si sarebbe evitato il processo a Galileo Galilei (che si è svolto 400 anni dopo che Alberto aveva predicato). Galilei infatti, cercava il vero “naturaliter de naturalibus”. Precisiamo che qui non vogliamo fare il processo al processo di Galilei, ma soltanto dire che ci auguriamo (e preghiamo) che almeno da oggi in avanti la luce del pensiero di Sant’Alberto illumini le nostre menti.

 

Da Wikipedia - Alberto Magno di BollstädtO.P., detto Doctor Universalis, conosciuto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia (Lauingen1193-1205-1206 – Colonia15 novembre 1280), è stato un vescovo cattolicoscrittore e filosofo tedesco appartenente all'ordine domenicano. È considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo sia per la sua grande erudizione che per il suo impegno nel tenere distinto l'ambito filosofico da quello teologico. Tra le discipline di cui è stato grande studioso ci sono la logica, la fisica, l'astronomia, la biologia, la mineralogia, la chimica, oltre che le discipline filosofiche.Egli ha consentito all'Occidente, come fecero anche Severino Boezio e Giacomo da Venezia, di penetrare nei testi di Aristotele. Fu, inoltre, il maestro di Tommaso d'Aquino. La Chiesa cattolica lo venera come santo protettore degli scienziati e dottore della Chiesa. -

 

 

giovedì 11 novembre 2021

Una domanda qualsiasi contiene sempre un grande numero di risposte.

Una domanda qualsiasi contiene sempre un grande numero di risposte.

Provare  a pensare una domanda qualsiasi e osservare cosa accade nella mente.