“Prendo il vitalizio, quindi sono un ladro. Incasso una baby-pensione, quindi doppio ladro. Ero senatore socialista, quindi ladro triplo. In più voltagabbana, come mi ha definito Mario Giordano in tv senza diritto di replica, perché prima del Psi stavo nel Pci, e dopo nel Psdi. Insomma, peggio di così c’è solo la ghigliottina”. Scherza ma non ha più tanta voglia di scherzare Giorgio Pizzol, 78 anni, ex insegnante, avvocato, giudice di pace, ex consigliere comunale e sindaco di Vittorio Veneto (Treviso) dal 1975 all′82, in Parlamento dal 1987 al ’92.
“Un anno e mezzo fa mi hanno dimezzato il vitalizio, da duemila a mille euro netti al mese. Oggi mia moglie ed io abbiamo un reddito di duemila euro, dato che aggiungo al vitalizio la pensione baby da mille euro, avendo fatto l’insegnante per vent’anni. La chiesi nel 1982 perché volevo concludere libero da altri lavori gli ultimi anni del secondo mandato”.
Sindaco con uno stipendio di...?
“Oggi l’indennità di sindaco in un Comune di 30 mila abitanti è, credo, 3.500 euro. Allora era praticamente nulla, l’equivalente di cento euro. Se non fossi stato sindaco avrei concluso più che volentieri la mia carriera di professore di lettere, e oggi avrei una pensione intera di 2-3mila euro”.
Lei ha fatto anche l’avvocato.
″È vero. Ma con pensione zero”.
Come mai?
“A partire dal 1970 al mattino insegnavo, al pomeriggio collaboravo con uno studio legale di cui non ero titolare. Poi nel ’75 sono stato eletto sindaco e ho interrotto la professione. Ho aperto un mio studio nell′86, ma dopo un anno sono diventato senatore, e l’unica mia attività è consistita nel cedere le pratiche dei miei clienti ad altri colleghi. Come avvocato non ho versato contributi sufficienti per la pensione”.
Poi senatore Psi.
“Ho militato vent’anni nel Pci e, mi deve credere, nel Veneto bianco di allora non era facile. Consigliere comunale nel 1970, cinque anni dopo sono stato eletto sindaco. Rieletto nel 1980. Ma a metà mandato il Pci fece cadere inaspettatamente la mia giunta di sinistra su una proposta urbanistica. Ne soffrii molto, lasciai il partito. Alle elezioni comunali del 1985 il Psi mi chiese di candidarmi come indipendente nella sua lista. Accettai e fui eletto. Il Psi guadagnò tre seggi. Nell′87 il Psi mi offrì una candidatura ‘di bandiera’ al Senato per Vittorio Veneto-Montebelluna”.
Cioè?
“Era un collegio senza alcuna possibilità di vincere. Ma il Psi fece un balzo, in città passò dal 10 al 20%, e contro ogni previsione diventai il quarto senatore socialista del Veneto”.
Craxiano?
“Macché. La mia vita nel Psi fu sempre molto difficile. Nel gennaio 1990, quando Craxi era ancora sulla cresta dell’onda, lasciai il partito. Non vi trovavo un minimo di democrazia interna, soltanto giochi di corrente. Ho aderito al gruppo Psdi solo per consentirgli di mantenere il numero minimo. Dirò, come Silone, che sono un socialista senza partito”.
Nel 1992, dopo una sola legislatura, ha maturato il diritto al vitalizio.
“Come tutti i parlamentari dell’epoca. La regola, vigente dal 1968, era che lo avrei percepito a 60 anni. Nessuno allora lo contestava. Quindi io, economicamente tranquill, dal 1995 al 2015 ho fatto il giudice di pace. Incarico onorario che non consente la possibilità di versare contributi”.
Con tremila euro fra pensione e vitalizio, poteva permetterselo.
“Certo. Poi però nel 2013 sono arrivati i grillini, che hanno alimentato odio e disprezzo indiscriminato verso chiunque fosse entrato in Parlamento prima di loro. Per me è iniziato l’inferno. Sono stato chiamato privilegiato, parassita e ladro. Anche da amici, alcuni dei quali avevo aiutato a risolvere ‘legalmente’ loro problemi personali quando facevo il sindaco o il senatore. Perfino parenti e vicini casa mi hanno criticato. Valanghe di insulti sul web. Biglietti anonimi e buste con pallottole. Ho dovuto cambiare città e interrompere tutti i rapporti sociali”.
Dal gennaio 2019 il suo vitalizio è stato dimezzato. E lei, con 700 colleghi, ha presentato ricorso.
“Il vitalizio era previsto per legge. Ma per me era anche, mi pare, del tutto meritato. Se non avessi fatto politica la mia pensione sarebbe oggi almeno il doppio”.
Non riesce a vivere con duemila euro al mese?
“Chiariamo. Sono duemila euro in due perché mia moglie non ha reddito. Le dico che posso vivere lo stesso perché sono pronto a rimettermi a lavorare a 78 anni. Però mi lasci precisare che ho lavorato dai 17 ai 73 anni. Le chiedo: quante persone oggi in Italia hanno mille euro di pensione dopo 56 anni di lavoro?”
Oggi una sentenza le restituisce il vitalizio di prima.
“Ottima sentenza. Avrebbe dovuto essere stata pronunciata da almeno un anno. Ma finalmente è arrivata, e ha smentito clamorosamente le balle di grillini e populisti. Scriva, per favore, che si tratta di una vera e propria sentenza. E ne pubblichi il testo. Molti suoi colleghi purtroppo non lo fanno, appoggiando quelli che hanno perso la causa e ora tentano di nasconderlo con un polverone di falsità. Il taglio dei vitalizi è stato fatto il 16 ottobre 2018 con una delibera dell’amministrazione del Senato a maggioranza gialloverde. Io, come molti altri ex senatori, ho presentato ricorso al tribunale interno del Senato (Commissione contenziosa). Ho chiesto - e avevo particolari ragioni per farlo, come ho spiegato prima - che la delibera fosse annullata perché in contrasto con la costituzione con il diritto europeo. Ebbene, questo tribunale ha dato ragione ai ricorrenti e torto ai signori grillini, ai loro alleati e a tutti i demagoghi. Per me è una grande soddisfazione. Mi aiuta a guarire dalla depressione in cui sono caduto per tutti gli insulti ricevuti in questi anni. Non è una vittoria mia. È una vittoria della verità. Questa sentenza dice chiaramente che meritavo il mio vitalizio, e che non sono né privilegiato, né parassita, né ladro”.
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