giovedì 3 marzo 2022

I due fanciulli


Era il tramonto: ai garruli trastulli
erano intenti, nella pace d'oro
dell'ombroso viale, i due fanciulli.

Nel gioco, serio al pari d'un lavoro,
corsero a un tratto, con stupor de' tigli,
tra lor parole grandi più di loro.

A sé videro nuovi occhi, cipigli
non più veduti, e l'uno e l'altro, esangue,
ne' tenui diti si trovò gli artigli,

e in cuore un'acre bramosia di sangue,
e lo videro fuori, essi, i fratelli,
l'uno dell'altro per il volto, il sangue!

Ma tu, pallida (oh! i tuoi cari capelli
strappati e pésti!), o madre pia, venivi
su loro, e li staccavi, i lioncelli,

ed «A letto» intimasti «ora, cattivi!»

A letto, il buio li fasciò, gremito
d'ombre più dense; vaghe ombre, che pare
che d'ogni angolo al labbro alzino il dito.

Via via fece più grosse onde e più rare
il lor singhiozzo, per non so che nero
che nel silenzio si sentia passare.

L'uno si volse, e l'altro ancor, leggero:
nel buio udì l'un cuore, non lontano
il calpestìo dell'altro passeggero.

Dopo breve ora, tacita, pian piano,
venne la madre, ed esplorò col lume
velato un poco dalla rosea mano.

Guardò sospesa; e buoni oltre il costume
dormir li vide, l'uno all'altro stretto
con le sue bianche aluccie senza piume;

e rincalzò, con un sorriso, il letto.

Uomini, nella truce ora dei lupi,
pensate all'ombra del destino ignoto
che ne circonda, e a' silenzi cupi

che regnano oltre il breve suon del moto
vostro e il fragore della vostra guerra,
ronzio d'un'ape dentro il bugno vuoto.

Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d'aver fratelli in suo timor, non erra.

Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch'ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.

E buoni veda voi dormir nei lini
placidi e bianchi, quando non intesa,
quando non vista, sopra voi si chini

la Morte con la sua lampada accesa.

Giovanni Pascoli (1855-1912)

Questa poesia veniva imparata a memoria durante la scuola elementare e media negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Il suo contenuto è facilmente comprensibile. L’impulso ad aggredirsi e a uccidersi è nel cuore degli uomini, anche fratelli, fin dalla prima infanzia. Ma nel cuore degli uomini c’è anche l’impulso ad abbracciarsi e a proteggersi reciprocamente dalla morte che aspetta tutti alla fine della vita.
Troppo facile dire, con Giovanni Pascoli, che il primo impulso va represso e il secondo va coltivato?

1 commento:

Franco Luceri ha detto...

Caro Giorgio, non sono qualificato per commentare questa bellissima poesia, ma condivido la tua frase conclusiva:
Troppo facile dire, con Giovanni Pascoli, che il primo impulso va represso e il secondo va coltivato?
Sicuramente è troppo facile anzi semplicistico dire che il primo impulso va represso e il secondo va coltivato. Perché serve cultura e politica di primordine, serve buona educazione istruzione e informazione, serve un modello pedagogico che tratti l'istinto come fosse un seme da mettere a dimora sul giusto terreno per farlo germogliare e poi coltivarlo.
Se gli stimoli che riceve un bambino sono stimoli d'amore ne verrà fuori un soggetto pacifico.
Se invece a 6 anni maneggia già armi giocattolo e gioca alla guerra non può che sviluppare l'impulso all'aggressività.