martedì 4 novembre 2025

Vittorio Veneto 4 novembre 1978 celebrazione del 60° e un ricordo su Facebook 4 novembre 2018

 

                                                            4 novembre ricordi

















Da sinistra: Avv. Bruno Marchetti (Presidente del Consiglio Regione Veneto), On. Tina Anselmi (Ministro della Sanità), Avv . Giorgio Pizzol (Sindaco di Vittorio Veneto), On. Prof. Luigi Carraro (Vicepresidente del Senato), Antonio Maccanico (Segretario generale Presidenza della Repubblica), On. Sandro Pertini (Presidente della Repubblica), Antonio Ghirelli (Capo Ufficio stampa Presidenza Repubblica), On. Loris Fortuna


Vittorio Veneto 4 novembre 1978 

Celebrazione del 60° della fine della I Guerra mondiale

 

Saluto del Sindaco.

 

La città di Vittorio Veneto è lieta di porgere il suo deferente saluto all’On. Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, al ministro della difesa On. Attilio Ruffini, ai rappresentanti del Governo, agli On. Deputati e Senatori, ai Sindaci, alle Autorità militari, civili, religiose, ai Cavalieri di Vittorio Veneto, agli Ex combattenti della prima guerra mondiale alle Associazioni combattentistiche, a tutti quanti hanno voluto partecipare a questa cerimonia per ricordare una data significativa nella storia nazionale.

Ricordare a sessant’anni di distanza il 4 novembre non significa soltanto rendere omaggio alla memoria, al sacrificio di quanti hanno vissuto una delle più tragiche e sanguinose vicende della nostra epoca e particolarmente al sacrificio di coloro che hanno combattuto per concludere il processo di unità nazionale iniziato nel Risorgimento.

Certo, significa soprattutto questo, ma significa anche meditare sull’insegnamento che dai fatti allora accaduti può derivare alla nostra attuale esperienza.

Credo che al di là delle interpretazioni, necessariamente diverse, che si possono dare alle cause e alle conseguenze  della prima guerra mondiale, alcuni insegnamenti possono essere accettati da tutti.

La guerra aveva innanzitutto dimostrato che i principi della pace, della solidarietà tra i popoli, della cooperazione nel rispetto reciproco non potevano essere calpestati senza recare l’umanità sacrifici e sofferenze senza limiti.

In secondo luogo, aveva insegnato che le grandi masse popolari e le classi lavoratrici non potevano essere più considerate dai governi semplice oggetto di disegni e calcoli politici, ma dovevano diventare soggetti e protagonisti diretti della loro storia.

Infine aveva fatto emergere la contraddizione fondamentale del nostro secolo: l’aver impiegato enormi risorse umane materiali e le conquiste della scienza della tecnica anziché per il benessere dell’umanità per provocarne la distruzione e la morte.

Purtroppo non si erano ancora rimarginate le ferite della Prima guerra mondiale che i principi opposti del nazionalismo esasperato e aggressivo, l’esaltazione della violenza che stavano alla base del fascismo e del nazismo crearono le condizioni per lo scatenamento di una nuova guerra di proporzioni moltiplicate.

Furono necessarie durissime lotte di liberazione e nuovi sacrifici, nuovo sangue, prima che i principi di libertà, di democrazia e di pace fossero riconquistati e poi sanciti nelle Costituzioni degli stati tra cui il nostro.

L’esperienza successiva tuttavia ha dimostrato che non è stato sufficiente neppure questo. La costruzione della democrazia, del progresso sociale è stata come sappiamo – anche nel nostro paese – irta di contraddizioni e ha richiesto e richiede ancora un alto contributo di sofferenze, di lotte e di sacrifici.

Nel mondo le contraddizioni sono ancora laceranti: troppo grande e stridente il divario fra i paesi economicamente sviluppati e quelli sottosviluppati.

Rapporti di potenza e tensioni politiche non permettono di guardare ancora con fiducia alla costruzione di un reale sistema di sicurezza fra gli Stati che ponga fine alla corsa agli armamenti e liberi  l’umanità dalla paura di una terza guerra mondiale, che porterebbe alla distruzione della stessa specie umana.

Oggi, nel nostro paese in particolare, assistiamo con costernazione allo scatenarsi di forme di violenza e di fermenti di disgregazione sociale gravi e inquietanti.

Proprio nel momento in cui si va formando, pur tra ostacoli, difficoltà e resistenze, una nuova solidarietà nazionale attraverso la collaborazione tra le forze politiche che rappresentano la parte largamente maggioritaria degli orientamenti ideali e delle esigenze del popolo italiano per superare le difficoltà economiche e per una più moderna e più giusta organizzazione della società, esplode una irrazionale violenza politica, che colpisce spietatamente personalità di rilievo e semplici cittadini perseguendo un disegno ancora oscuro nelle modalità, ma chiaro nell’obiettivo: quello del disfacimento e della distruzione del tessuto democratico così faticosamente costruito negli ultimi trent’anni. 

A questo disegno occorre resistere con coraggio. Questo è oggi il nemico principale del nostro Paese.

Nella ricorrenza del 4 novembre pensiamo che assumere l’impegno di affrontare e sconfiggere questo nemico sia il modo migliore per ricordare e onorare il sacrificio dei caduti sul Carso, sul Grappa, sul Piave in tutti i luoghi che sono stati teatro di una prova suprema per la comunità nazionale.

Vittorio Veneto fu allora una meta dopo la dolorosa disfatta di Caporetto che aveva messo in pericolo la stessa unità nazionale conquistata nel Risorgimento, una meta raggiunta che divenne il simbolo nella capacità di riscossa del nostro popolo.

Ci furono poi altre Caporetto e anche altre Vittorio Veneto: il fascismo e la guerra; la resistenza e la costruzione della democrazia.

E non è certo un caso che la storia nazionale si rifletta, direi esemplarmente, nella concreta esperienza vissuta dalla nostra Città che pertanto non è solo un simbolo legato alla memoria della prima guerra mondiale, ma un’espressione reale e significativa del cammino del nostro Paese.

Vittorio Veneto infatti meritò, per il contegno dignitoso fiero tenuto durante l’occupazione austroungarica nel 1918, la croce di guerra. 

Ma un riconoscimento ancora più alto, la medaglia d’oro al valor militare, le stato attribuito per il valore dimostrato durante la Resistenza. 

E l’impegno della nostra gente, delle nostre popolazioni, non si è fermato: è continuato nel lavoro per la ricostruzione e lo sviluppo del Paese con spirito di sacrificio, intelligenza e onestà; anche se queste doti - dobbiamo dirlo - non hanno sempre trovato la possibilità di realizzarsi in patria, ma hanno dovuto esprimersi, attraverso i sacrifici dell’emigrazione in Europa e negli altri Continenti.

Il cammino del nostro paese in questi sessant’anni è continuato. 

Oggi ci sono altre difficili prove da superare: la crisi economica, le spinte disgregatrici, la violenza criminale del terrorismo. Se tutto questo può essere considerato ancora volta Caporetto, allora bisogna assumere ora lo stesso coraggio, lo stesso impegno dei momenti  più difficili che abbiamo ricordato per fare in modo che sia un’altra volta Vittorio Veneto.

Per questo oggi ricordiamo la data del 4 novembre 1918. Sentendo che tra di noi è moralmente presente tutto il Paese, assumiamo un’altra volta qui a Vittorio Veneto l’impegno perché il cammino del nostro popolo vada avanti superando le attuali difficoltà con la concordia nazionale, con la volontà decisa di realizzare gli obiettivi di progresso delle nostre Istituzioni, con la capacità di sconfiggere gli attacchi della violenza e del terrore per un avvenire di pace, di libertà; per la costruzione di una convivenza civile più umana nel nostro Paese e nel mondo.

 

2018

4 novembre 1978

Claudio Gori
Ciao Giorgio, sei uguale ad oggi...
Giorgio Pizzol
Grazie Claudio, ma sei un po' troppo buono. Diciamo che sono fortunato e che riesco a difendermi dalle inflessibili disposizioni dell'Ufficio Anagrafe. Un saluto a te 🙃
Giuseppe Maso
Complimenti
Leo Pizzol
Marchetti Anselmi
Giorgio Pizzol
poi: Sen (Dc) Prof Luigi Carraro, Antonio Maccanico (Segretario Gen. Presidenza Repubblica), Sandro Pertini, On. Loris Fortuna, Antonio Ghirelli (Capo Uff. Stampa Presidente Repubblica).
Antonio Vascellari
Ma il più bravo era Giorgio!
Giorgio Pizzol
Caro Antonio Vascellari, questa proprio non me l'aspettavo! Ero convinto di essere stato (e di essere tuttora) considerato - in buona parte dell'opinione vittoriese - un pericoloso sovversivo. Il complimento che simpaticamente mi fai mi lusinga e te ne ringrazio di cuore. Un caro saluto a te.🙃🙂
Antonio Vascellari
Un caro saluto anche a te, che non sei mai stato un sovversivo e meno che meno pericoloso!